La disuguaglianza fiscale dei contribuenti europei: rilievi macroeconomici anni 2018-19

La pressione fiscale cioè il rapporto tra il gettito fiscale di ciascun paese e il prodotto interno lordo, più chiaramente la sommatoria delle diverse imposte, tasse, tributi e contributi, diviso il P.I.L. Nazionale di ciascun paese, si presenta oggi quantitativamente diversa tra le varie nazioni appartenenti alla U.E. Tale pressione fiscale viene esposta in questa sede, con i dati relativi al 2017. A cura di Roberto Simonazzi.

La disegueglianza fiscale in Europa – Introduzione

pressione fiscale contribuenti europeiLa pressione fiscale, cioè il rapporto tra il gettito fiscale di ciascun paese e il prodotto interno lordo, più chiaramente la sommatoria delle diverse imposte, tasse, tributi e contributi, diviso il P.I.L. Nazionale di ciascun paese, si presenta oggi quantitativamente diversa tra le varie nazioni appartenenti alla U.E..

Tale pressione fiscale viene esposta  in questa sede –  con i dati relativi al 2017 –  e possiamo affermare che in Italia la pressione fiscale 2017 è stata del 42,50 % del PIL,  mentre per la Francia – dati 2015 – è stata del 48% , Belgio 46,80%, Austria 44,30%, Svezia 44%.  La media UE è stata del 39,90%.

Ancora la Germania del 36,20%, Svizzera 30,30%, Irlanda 27,80%., Gran Bretagna 35,205, Romania 27,70% , Bulgaria 27,80%.

Infine gli U.S.A. Il 24,30%.

 

Diseguaglianza fiscale: effetti macroeconomici e microeconomici 

La maggior parte dei consumatori si è ispirata alle basi teorico-pratiche derivate dal  consumismo ovvero dalla sommatoria dei due effetti di J. S. Duensenberry ossia l’effetto dimostrazione ed emulazione

Gli effetti quantitativi della pubblicità hanno contribuito – dalla metà degli anni 50 in poi – ad aumentare le vendite di numerosi prodotti talvolta anche superflui e  purtroppo però negli anni 2008-2018 – si sono verificati eventi che hanno portato la stagnazione e  la recessione – ovvero hanno prodotto l’effetto di una notevole contrazione dei consumi in generale e conseguenze micro e macroeconomiche relative.

In questa fase hanno potuto reggere meglio il peso della crisi i Paesi che avevano un tasso contenuto  di pressione fiscale poiché avevano maggior quantitativo monetario di risparmio spendibile in consumi.

Tale evento in concreto ci propone la considerazione che la diversità di tassazione in Europa è un dato molto importante da analizzare e ponderare ossia che fra le top – decisioni della Unione Europea si dovrebbero attualmente approvare alcune riforme che portassero alla eliminazione oppure  all’attenuazione delle disparità fiscali tra i Paesi  della U.E.

 

Funzione macroeconomica lineare aggiornata del Reddito

Mi spiego meglio, partiamo dalla funzione macroeconomica lineare aggiornata del Reddito ossia:

 

Y = C + I + Pf;    dove Y = reddito; C = consumo; I = investimento; Pf = pressione fiscale.

 

Utilizzo dei dati piuttosto generici ed arrotondati ai soli fini di capire il significato degli indicatori.

  • Tenuto conto delle diverse realtà di pressione fiscale in Europa;
  • Posto Y = 1.000;
  • Posto I =    200,  per tutti i paesi della U.E. – in altra sede proporremo diversi importi di I.

avremo che per Italia, Francia e paesi con alta pressione fiscale la funzione sarà:

1.000 = 380 + 200 + 420;

per Romania, Irlanda e paesi con bassa pressione fiscale la funzione sarà:

1.000 = 530 + 200 + 270;

 

Da queste due prime funzioni si deduce che: tenendo fermi i parametri U.E.:

  • I paesi con bassa pressione fiscale – Romania e Irlanda – avranno maggiori capacità consumistiche e il loro reddito aumenterà per effetto del moltiplicatore relativo. Inoltre avremo anche una maggior sopportazione dei parametri attuali UE;
  • I paesi con alta pressione fiscale – Italia e Francia – avranno minore capacità di spesa in consumi con derivazioni moltiplicatorie ben inferiori agli altri paesi UE.

Appare chiara ed evidente la disuguaglianza fiscale dei contribuenti europei che porta a un diverso ammortamento dei valori moltiplicatori del reddito in UE.

 

Il Patto di Stabilità e crescita

Il Patto di stabilità e crescita deve soddisfare tutti i parametri di Maastricht ossia in particolare sintetizziamo che –  per ciascun Paese aderente alla U.E. –  il rapporto DEFICIT/PIL deve essere inferiore al 3% ancora oggi.

Inoltre il rapporto DEBITO PUBBLICO/PIL deve essere inferiore al 60%.

Premesso che non siamo ancora usciti dalla crisi decennale sopra esposta  e che pertanto esistono molti problemi ancora da risolvere da parte di molti paesi U.E., riteniamo di esporre una proposta da molti auspicata e che potrebbe aiutare a risolvere gli eventi macroeconomici e anche  contribuire alla parificazione mediante livellazione nel tempo della fiscalità dei contribuenti europei:

Si tratta dell’applicazione di misure che si riferiscono principalmente alle teorie originate dall’economista J. M. KEYNES ed attualmente esposte da Joseph STIGLITZ ma che potrebbero ritornare attuali al fine macroeconomico risolutivo.

Pertanto riteniamo di esporre una soluzione possibile al problema disequilibrato mediante la suddivisione dei paesi UE in tre fasce a seconda della loro diversa pressione fiscale e di conseguenza applicheremo i diversi parametri stabiliti in:

 

             gruppo                          rapporto max deficit/pil            rapporto max debito/pil

1° = Italia,Francia,Belgio etc.                 3,50%                                          68%

2° = Germania,Gran Bretag. etc.            2,50%                                          58%

3° = Irlanda,Romania,Bulgaria etc.         1,20%                                          48%

 

Riteniamo infine che l’economia non debba essere intesa solo come una scienza che massimizza il valore di scambio e che opera solo per convenienza  ma come una componente di ricerca per la salvaguardia del sistema umano.

 

Roberto Simonazzi

31 ottobre 2018