L'Italia come Lilliput

partendo dal famoso racconto di Swift una valutazione di un professionista del settore sulle problematiche della gestione del rapporto Fisco-Contribuenti: siamo sicuri di seguire la strada corretta?

Jonathan Swift, quando scrisse I viaggi di Gulliver, non sapeva che il messaggio lanciato dal racconto sarebbe stato accolto con favore dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate.

O forse è solo un puro caso e Attilio Befera, avanzando l’idea di dare la caccia solo agli evasori e di «dare un riconoscimento ai contribuenti onesti», non sapeva che l’idea di premiare chi paga le “tasse” e punire gli evasori era già attuata dai lillipuziani.

Anzi, nel famoso racconto si dice che una società che punisce e non ricompensa non è socialmente sviluppata in modo adeguato, è un po’ retrò. Così si legge: “Anche se siamo soliti indicare nella ricompensa e nel castigo i due cardini di ogni governo, non ho, tuttavia, potuto mai vedere questo principio messo in pratica da nessuna nazione, tranne che a Lilliput. Qui infatti chiunque possa dimostrare di avere osservato scrupolosamente le leggi del paese per settantatré lune acquista il diritto ad alcuni privilegi, secondo il suo grado e la sua condizione, e a una adeguata somma di denaro presa da un apposito fondo. Ha diritto, inoltre, al titolo di Snilpall, ovverosia Legale, che si aggiunge al cognome ma non si trasmette di padre in figlio. Quando dissi loro che facevamo rispettare le nostre leggi solo infliggendo castighi e senza ricompense, i lillipuziani ci considerarono del tutto incapaci di governare. Nei loro tribunali la Giustizia viene rappresentata con sei occhi: due di fronte, altrettanti dietro e uno da ciascun lato a indicare circospezione; regge nella mano destra un sacchetto aperto pieno di monete d’oro e nella sinistra una spada nel fodero, per dimostrare che è più propensa a ricompensare che a punire”.

Stando a quanto detto non si può che accettare di buon grado l’intenzione di migliorare il rapporto e la fiducia tra Fisco e contribuente. Va bene anche l’idea, avanzata all’inizio di quest’anno, del bollino blu sul negozio. Qualunque cosa va bene: basta iniziare da qualcosa.

Ma per cominciare bisogna prima volerlo, magari partendo con il cambiare atteggiamento e mentalità dell’Amministrazione finanziaria verso i contribuenti, stando attenti a non creare un clima di terrorismo che generi sospetti su chiunque, ossia partendo dal presupposto che tutti siano evasori.

Certo è che non aiuta a creare questo clima:

– l’atteggiamento che traspare dalla circolare n. del Comando Generale della Guardia di Finanza “Prevenzione e contrasto del riciclaggio, del finanziamento del terrorismo e dei traffici transfrontalieri di valuta” n. 83607/2012 del 19 marzo 2012 secondo la quale è risaputo di un “coinvolgimento di professionisti … nell’organizzazione di operazioni di riciclaggio” (che offende, dal punto di vista etico, le professioni);

– le statistiche secondo cui il 20% delle famiglie italiane non è in regola con il nuovo “Redditest” (dunque sono probabili evasori? Non potrebbe darsi che siano errate le costruzioni del modello statistico?);

– lo spot “l’evasore è un parassita”, creando un clima di sospetto e di rabbia

 

Parleremo di come difendersi dal redditometro nella nostra videoconferenza del 24 gennaio…

 

22 gennaio 2013

Claudio Sabbatini e Giacchino Pantoni