Il contratto a termine comporta vincoli e oneri contributivi crescenti, ma apre anche a opportunità. In caso di trasformazione a tempo indeterminato, il datore di lavoro può recuperare quanto versato in più. Una leva strategica che premia la stabilità e valorizza il capitale umano.
Dal contratto a termine alla stabilizzazione: costi, vincoli e vantaggi della trasformazione a tempo indeterminato
Nell’ottica di contenere il ricorso al contratto a termine a beneficio di un maggior utilizzo del rapporto a tempo indeterminato quale tipologia contrattuale che assicura al dipendente un livello di stabilità economico – professionale non paragonabile a quello di tutte le altre forme di collaborazione con il datore di lavoro, il legislatore ha contemplato una serie di paletti nei confronti di quanti ricorrono al rapporto a tempo determinato.
A tal proposito la disciplina del contratto a termine, contenuta nel Decreto Legislativo 15 giugno 2015, numero 81, articoli da 19 a 29, prevede innanzitutto un limite di durata pari a 24 mesi che, se non rispettato, comporta la trasformazione del rapporto a tempo indeterminato, sin dalla data del superamento.
La stessa normativa contempla:
- un tetto al numero di proroghe (massimo quattro);
- limiti riguardanti il numero di dipendenti a termine presenti nella base occupazionale;
- il rispetto di uno stacco temporale tra la scadenza del rapporto a termine e la riassunzione (con la medesima tipologia contrattuale) del lavorato