Con una ordinanza di pochi giorni fa, la Corte di Cassazione ha ricordato che anche i quadri, al pari dei comuni lavoratori subordinati, debbono rispettare rigorosamente le regole in materia di orario di lavoro e di pause. Altrimenti, salvo specifiche eccezioni, rischiano seriamente il posto.
Ai sensi della legge 190/1985, il quadro aziendale è una figura intermedia tra il dirigente e il dipendente impiegatizio o operaio. È un lavoratore subordinato che, pur non avendo formalmente lo status di dirigente, svolge funzioni di rilievo per l’impresa, spesso con elevato grado di autonomia decisionale e responsabilità gestionale o tecnica.
Ebbene, proprio chi riveste questo ruolo – per previsione del contratto collettivo o individuale oppure per nomina aziendale – deve prestare molta attenzione alla modulazione dell’orario di lavoro, senza cadere nell’errata convinzione di poter gestire in libertà gli spazi di pausa, analogamente ai dirigenti.
Lo ha recentemente ricordato la Corte di Cassazione nell’ordinanza 9081/2025, attraverso la quale si ribadisce la correttezza del licenziamento disciplinare inflitto a un quadro, responsabile di aver esagerato con i minuti aggiuntivi in pausa pranzo, e di essere uscito più volte in anticipo rispetto al termine dell’orario giornaliero.
Vediamo un po’ più da vicino la vicenda e scopriamo perché la pronuncia ha una va