La Suprema Corte ha affrontato la questione riguardante i limiti del potere datoriale di fissare l’orario di lavoro, alla luce del rispetto dei principi di correttezza e buona fede, trattando il caso di un dipendente che si era rifiutato di anticipare l'orario di lavoro fissato dal datore di lavoro.
La tematica è quanto mai delicata, dal momento che il rifiuto del dipendente di rendere la prestazione lo espone a responsabilità disciplinari che possono portare sino al licenziamento per giustificato motivo soggettivo (con preavviso) o per giusta causa (senza preavviso).
Analizziamo la questione in dettaglio.
Da dove nasce la sentenza della Cassazione?
La controversia all’esame della Cassazione prende le mosse dalla sanzione disciplinare con sospensione dal servizio e dalla retribuzione applicata nei confronti di lavoratori rei di essersi rifiutati di effettuare il servizio dalle ore 4 e 25 minuti in anticipo rispetto all’orario ordinario delle 5.
Il rifiuto in questione è stato motivato dalla...
...“convinzione dei lavoratori, e del sindacato cui i medesimi aderivano, di illegittimità della richiesta datoriale in quanto fondata sulle previsioni del contratto collettivo territoriale, di ampliamento della fascia oraria, che essi ritenevano illegittime in quanto adottate senza il rispetto della apposita procedura prevista dal c.c.n.l.”.
Gli interessati, con mansioni di macchinista, non rispe