Vediamo quali sono i principi generali che ispirano i contratti di prossimità ed i possibili sviluppi che interessano la contrattazione di secondo livello, ma anche le conseguenti criticità.
I contratti di prossimità[1] consentono al datore di lavoro di derogare alla disciplina della Legge e del contratto collettivo nazionale: essi rappresentano uno strumento di notevole efficacia, con il quale un’impresa può adattare alcune norme e alcuni regolamenti contrattuali alle proprie esigenze organizzative e gestionali.
I contratti di prossimità: cosa sono?

Trattasi, dunque, di specifiche intese, che offrono alle aziende la possibilità di derogare, entro certi limiti e per specifiche materie, alle disposizioni di Legge e di contratto collettivo per adeguarle alle condizioni e alle esigenze di organizzazione del lavoro di ciascuna.
Tra le materie, per le quali le parti collettive possono derogare, rientrano quelle riguardanti:
- i contratti a termine, i contratti a orario ridotto, modulato o flessibile, il regime della solidarietà negli appalti e alcuni casi di ricorso alla somministrazione di lavoro;
- gli impianti audiovisivi e l’introduzione di nuove tecnologie;
- le mansioni del lavoratore, la classificazione e l’inquadramento del personale;
- la disciplina dell’orario di lavoro;
- le modalità di assunzione e disciplina del rapporto di lavoro, comprese le collaborazioni coordinate e continuative a progetto e le partite IVA, la trasformazione e conversione dei contratti di lavoro e le conseguenze del recesso dal rapporto di lavoro, (fatta eccezione per alcune

