Banche venete, finanziamenti baciati e non performing loans

a grande richiesta dei nostri lettori proviamo a spiegare il perverso effetto dei finanziamenti baciati nella crisi delle banche venete. a cura di Daniele Marrone.

bag moneyLa soluzione per il salvataggio delle banche venete è arrivata: Intesa acquisirà la parte buona ad un prezzo simbolico di 1 euro (il nummo uno dell’interiezione latina). Il problema evidenziato è che non è ben definita l’area dei crediti non performanti (o non performing loans).

La situazione evidenziata negli istituti veneti è molto particolare e può essere tipica delle piccole o medie banche: alcuni prestiti sono stati concessi in sede di aumento di capitale, cioè il socio che sottoscriveva il capitale sociale riceveva un prestito garantito dalle azioni della banca.

In questo modo la banca poteva raccogliere il capitale richiesto dalle normative di vigilanza finanziando i sosttoscrittori. Il procedimento viene definito “finanziamento baciato” con termine abbastanza negativo.

Nel breve periodo l’operazione ha avuto successo, perché ha permesso di raccogliere capitale anche quando il mercato non sembrava favorevole a tali pratiche, ma nel medio lungo periodo il sistema ha generato una situazione esplosiva in quanto si è aumentata esponenzialmente la massa dei non performing loans

Dato che questi prestiti erano erogati per fini anomali hanno subito le vicende di crisi delle due grandi banche popolari venete: in pratica, man mano che emergeva la crisi e che le azioni perdevano valore, la garanzia sui cui si fondava il prestito perdeva di valore ma per la banc aera impossibile chiede le integrazioni da parte delle controparti, in pratica non era consentita laa cosiddetta margin call.

Il motivo è evidente: questi prestiti nascondevano (probabilmente) il fine di incentivare la sottoscrizione delle azioni pertanto le opzioni della banca creditrice sono limitate per un’azione diretta alla corretta gestione del credito.

Dato che nel sistema delle banche popolari i soci votano per testa e non per capitale, gli amministratori della banca non potevano rischiare di recuperare forzosamente i crediti nei confronti degli azionisti-debitori, pena il rischio di rovinare il rapporto tra amministrazione e la propria base di voto.

Si tratta di una situazione peculiare che rischia di avere effetti perversi se i soci della banca sono anche clienti della banca: in questo caso la banca è costretta a subire i cattivi debitori che sono soci (o sono collegati ai propri soci) in quanto vi è un conflitto d’interessi.

Il conflitto di interessi e la crisi irreversibile degli istituti hanno esacerbato gli effetti perversi dei finanziamenti baciati: in quanto a fronte delle svalutazioni nel valore delle azioni i soci-debitori si sono ritrovati con perdite di capitali tali da rendere difficilmente possibile la restituzione dei prestiti. In pratica se prima il capitale era stato aumentato artificiosamente, al momento della scoperta dell’artifizio le perdite potenziali ed i relativi accantonamenti sono esplosi in modo potenziale erodendo il patrimonio delle banche fino al livello di vigilanza.

Da quanto emerge dalle notizie di stampa, ad oggi non è stato ancora possibile definire il perimetro dei potenziali NPL, tanto è vero che Banca Intesa ha preteso garanzie anche sui crediti considerati in bonis, ma che potrebbero essere di difficile o dubbio realizzo. Eventuali responsabilità dei consigli di amministrazione potranno essere stabilite solo epr via giudiziari, è certo che il modello di business delle banche venete è stato bocciato dal mercato.

 

1 luglio 2017

Daniele Marrone