La scelta di insediare una società in un altro Stato fiscalmente più conveniente non costituisce di per sé abuso. Implicazioni operative per professionisti e imprese.
Esterovestizione della società: principi operativi dalla Cassazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23707/2025 (Sezione Tributaria), è tornata ad affrontare in maniera sistematica il tema dell’esterovestizione delle società estere formalmente residenti in Paesi dell’Unione europea.
Il caso riguarda una società con sede legale a Madeira (Portogallo), attiva nel settore del rimorchio e dell’assistenza offshore, alla quale l’Agenzia delle Entrate contestava di essere, in realtà, gestita dall’Italia. Secondo l’Ufficio, infatti, le decisioni strategiche erano assunte a Brindisi da amministratori di fatto, mediante società di supporto (I. e A.). Ne derivava la riqualificazione della società come residente fiscale in Italia, con emissione di plurimi avvisi di accertamento per imposte dirette e IVA.
La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado aveva accolto le difese dei contribuenti, ritenendo insussistente la fittizia localizzazione estera. La Cassazione ha confermato tale orientamento, rigettando i ricorsi dell’Agenzia delle Entrate.
Il principio affermato
La Suprema Corte ribadisce che la semplice scelta di insediare una società in un Paese dell’Unione con regime fisca