Il contratto a termine presenta regole e condizioni che mirano a limitare la precarietà lavorativa, inclusa la necessità di rispettare lo “stop & go”, un intervallo obbligatorio tra due contratti per evitare abusi. Scopriamo come funziona questo periodo di attesa e le eccezioni che consentono di ridurlo o evitarlo. In particolare, come si calcola lo stop & go? Quando può non essere applicato? Cosa accade in caso di mancato rispetto dello stacco temporale?
Contratto a termine: le regole, i limiti, le deroghe nella normativa italiana e lo stop & go
La normativa italiana individua il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato come la forma comune di rapporto di lavoro.
Tutte le altre forme di collaborazione tra azienda e dipendente, diverse dal contratto a tempo indeterminato, sono trattate dal legislatore come deroghe alla tipologia contrattuale individuata come quella che garantisce, al tempo stesso, il maggior livello di stabilità per il dipendente e il miglior strumento di contrasto al precaricato.
Il contratto a termine, in quanto rapporto di lavoro che si interrompe naturalmente una volta raggiunta una determinata data di scadenza, essendo una deroga alla forma contrattuale comune, è consentito dal legislatore ma nel rispetto di una serie di limiti, introdotti al fine di veicolare le aziende verso il tempo indeterminato.
Le condizioni per il ricorso al contratto a termine sono definite dallo stesso D.Lgs. numero 81/2015 (Capo III).
La norma in parola impone innanzitutto una durata massima di 24 mesi con ri