Il contratto di lavoro subordinato crea una relazione in cui il dipendente fornisce la sua attività, mentre l’azienda si impegna a riconoscergli una retribuzione. Questo rapporto include una serie di obblighi, tra cui il rispetto della riservatezza e il divieto di concorrenza, fondamentali per proteggere l’azienda. Il patto di non concorrenza è uno strumento importante per l’azienda: impedisce al dipendente, una volta concluso il rapporto, di intraprendere attività che possano danneggiarla. Affinché sia valido, il patto deve essere chiaro, scritto e garantire un compenso adeguato. Ma come funziona realmente? E quali sono i diritti e i doveri del lavoratore? Scopriamo tutti i dettagli su come tutelare gli interessi di entrambe le parti e cosa succede in caso di violazione.
Il contratto di lavoro subordinato si caratterizza per essere un rapporto a prestazioni corrispettive dove, a fronte dell’attività manuale e / o intellettuale resa dal dipendente il datore di lavoro è tenuto a corrispondere la retribuzione a suo carico, a mezzo elaborazione del cedolino paga.
Al tempo stesso il lavoro dipendente presuppone una serie di obblighi in capo tanto all’azienda quanto al lavoratore, previsti al fine di tutelare i legittimi interessi delle parti.
Nello specifico, con l’obiettivo di proteggere il patrimonio aziendale e il regolare andamento dell’attività economico-produttiva il Codice civile prevede in capo al dipendente il divieto, previsto all’articolo 2105, di:
- trattare affari per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore (divieto di concorrenza);
- divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa ovvero di farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio (obbligo di riservatezza).
Come ha avuto modo di sottolineare la giurisprudenza di Cassazione il dipendente si pone in concorrenza con l’azienda nel momento in cui:
- svolge attività che sono potenzialmente (anche se non attualmente) produttive di danno (sentenza del 1° febbraio 2005, numero