Il contratto part-time consente di ridurre l’orario lavorativo, favorendo un migliore equilibrio tra lavoro e vita personale. La legge, pertanto, agevola l’accesso al part-time per chi assiste familiari con gravi patologie o ha figli piccoli. Ma esistono delle regole di precedenza? Oppure la decisione spetta irrevocabilmente al datore di lavoro? Passiamo in rassegna le principali regole e le priorità per passare da full-time a part-time o viceversa.
Il contratto di lavoro a tempo parziale rappresenta una particolare modalità di svolgimento del rapporto di lavoro subordinato in cui il dipendente si impegna a svolgere l’attività manuale e / o intellettuale assegnata in sede di assunzione (o nelle intese successivamente intercorse) per un orario ridotto rispetto a quello a tempo pieno, previsto dalla legge o dalla contrattazione collettiva.
Dal momento che si riduce l’impegno lavorativo per il dipendente, il part-time può trasformarsi in un mezzo utile per permettere all’interessato di meglio dedicarsi alle proprie esigenze personali, familiari, di salute e sociali.
In tal senso il part-time diventa uno strumento per assicurare una migliore conciliazione tra tempi di vita e di lavoro.
La normativa, rappresentata in particolare dal Decreto legislativo 15 giugno 2015 numero 81 che racchiude la disciplina del contratto a tempo parziale, si è preoccupata di promuovere e tutelare i benefici del part-time sulla vita dei lavoratori, facilitandone l’accesso a determinate categorie di soggetti.
Al tempo stesso, il legislatore non ha dimenticato le esigenze di coloro che, g