Il caso in cui il contribuente assolve l’imposta in misura fissa su atti che, secondo la riqualificazione operata dal Fisco, concretizzerebbero invece un atto soggetto ad imposta proporzionale, deve essere equiparato a quello in cui, pur avendo richiesto la registrazione, il contribuente non abbia pagato l’imposta proporzionale.
L’Amministrazione deve non solo riqualificare l’atto, ma anche rettificare la base imponibile dichiarata.
La Corte di Cassazione ha chiarito alcuni rilevanti profili in tema di termini di decadenza su avvisi su imposta di registro oggetto di riqualificazione.
Nel caso di specie, una società aveva effettuato un’operazione di cessione della propria partecipazione totalitaria.
Decadenza su avvisi di imposta di registro: il caso di Cassazione
Cessione di partecipazioni o cessione d’azienda?
L’Agenzia delle Entrate riqualificava l’operazione complessiva (avvenuta con contestuale conferimento di ramo di azienda ed altre operazioni collegate) come cessione di azienda, richiedendo l’imposta di registro proporzionale sul valore dichiarato della cessione (come riqualificata).
Successivamente l’Ufficio notificava però anche un altro avviso, con il quale rettificava il valore di cessione dichiarato in atti e liquidava la maggiore imposta dovuta sul maggior valore accertato.
Le società contribuenti impugnavano l’avviso di rettifica con distinti ricorsi, accolti dalla Commissione Tributaria Provinciale, la quale riteneva l’Ufficio decaduto dal potere di accertare il maggior valore dell’azienda ceduta, essendo stato l’avviso di rettifica e di liquidazione notificato dopo il decorso