Inaugurato l’anno giudiziario tributario 2018 a Milano

sabato scorso è stato inaugurato l’anno giudiziario tributario: il Commercialista Telematico ha partecipato all’evento di Milano: ecco alcuni utili spunti sul futuro della Giustizia Tributaria emersi durante la cerimonia

Sabato 24 marzo è stato inaugurato ufficialmente l’anno giudiziario tributario 2018 in Lombardia.

L’assemblea plenaria si è tenuta nell’Aula Magna del Palazzo di Giustizia a Milano, un luogo che rende ancor più pesante l’attuale situazione della Commissione Tributaria Provinciale e Regionale che il M.E.F. e la Direzione di Giustizia Tributaria vorrebbero trasferire in estrema periferia, in una zona decentrata, non servita dai mezzi e poco sicura.

Per le altre giurisdizioni milanesi, rimaste nel centro cittadino, non è mai stata sollevata, e ritenuta predominante, l’economicità del canone locativo perché si è sempre ritenuto prioritario l’interesse a che i luoghi fossero facilmente raggiungibili dai Giudici, in massima parte ordinari del Tribunale di Milano, professionisti e cittadini; circostanza quest’ultima che non può ignorarsi se si considera che le Commissioni Milanesi amministrano giustizia su pretese fiscali pendenti per oltre dieci miliardi di euro.

Sul punto, inascoltati sono rimasti i ben sei esposti fatti dalla Presidenza della Commissione Regionale della Lombardia che ha indicato altre sedi, anche di proprietà pubblica, che ricondurrebbero il tutto ad una partita giro tra Pubbliche Amministrazioni.

Buono lo stato di salute delle Commissioni Lombarde che hanno ridotto l’arretrato del 12, 32% in linea con il dato nazionale, dove diminuiti risultano i tempi, a cui si aggiunge la riduzione del numero dei ricorsi sia in primo grado che in appello.

“Collo di bottiglia”, come è stato più volte definito, rimane il contenzioso pendente innanzi alla Corte di Cassazione: quello riguardante la materia tributaria risulta essere la metà dell’intero contenzioso della Suprema Corte.

Inidonee, soprattutto per il mondo forense, sono apparse le soluzioni al problema.

Il richiamo di 50 magistrati ausiliari in pensione che la Legge di Bilancio prevede di riassegnare in servizio onorario nella Sezione Tributaria, non appare risolutivo; a tal proposito è stata richiamata l’esperienza delle sezioni stralcio in materia civile che quindici anni fa smaltirono un contenzioso puntualmente ripresentatosi negli anni successivi.

Preoccupante risulta poi l’idea di costituire una struttura di supporto all’attività di spoglio dei ricorsi con militari della Guardia di Finanza; misura questa che non farebbe che aggravare lo squilibrio di una Giurisdizione dove una delle parti è il M.E.F. che con le sue articolazioni, anche organizzative, è già fin troppo presente, se si pensa alla fase di mediazione precontenziosa.

La fase di legittimità, è stato sottolineato, era fino ad ora rimasta immune da interferenze: la breccia che si apre, pertanto, è ritenuta pericolosa sia in linea di principio che nelle sue applicazioni pratiche.

Criticità nei rapporti con il M.E.F. sono emerse nelle relazioni dei rappresentanti proprio della Giustizia tributaria: sono stati ricordati i tre contenziosi che oppongono i magistrati al Ministero, e inascoltate appaiono le richieste per la dotazione dei mezzi per utilizzare il processo telematico (in altre Regioni si chiede comunque il deposito cartaceo “di cortesia” degli atti), sulla cui farraginosità dei programmi interni non vi è alcuna apertura a possibilità di modifica. A questo si aggiunga la lentezza con cui vengono corrisposti i compensi ai Giudici, pare siano in liquidazione gli anni 2014-2015.

Ma in tutto questo, un plauso va fatto alla compagine amministrativa delle Commissioni Milanesi, che oltre ad aver smaltito l’arretrato nell’archiviazione dei fascicoli, ha creato un apposito team per venire incontro alle esigenze dell’utenza meneghina sul processo telematico.

Da più parti è emersa con forza l’esigenza di una riforma strutturale della Giustizia Tributaria che come quarta giurisdizione dello Stato non può essere demandata “a Giudici a tempo parziale”, che non vengono nemmeno congruamente compensati per il loro lavoro; tuttavia, se si vuole realizzare ed assicurare imparzialità, indipendenza, professionalità terzietà ed equità del processo, insomma “quella parità delle armi” più volte citata dalla Cassazione, non è più procrastinabile la sottrazione al M.E.F. della gestione delle Commissioni.

Una reale semplificazione della legislazione fiscale, che resta indecifrabile per il contribuente medio e ondivaga per gli addetti ai lavori (questo è stato l’anno delle proroghe postume), non è differibile, oltre ad un maggior rispetto da parte del Legislatore per la Giurisdizione Tributaria, quale componente essenziale dello stato di diritto e per quel valore di fondo che si collega al rispetto dell’obbligazione tributaria.

31 Marzo 2018

Valeria Nicoletti