Peculiarità del redditometro per le imprese individuali

alcune scelte fiscali possono apparire convenienti, ma poi rivelarsi successivamente sconvenienti ai fini del redditometro

Una delle più grosse novità introdotte nel sistema fiscale dalla manovra economica estiva (DL n. 78/10, convertito nella Legge n. 122/10) è senz’altro il nuovo redditometro, uno strumento di accertamento che passerà al vaglio anche le spese degli agenti di commercio per verificare se sono “coerenti” con il reddito dichiarato. L’introduzione di questa nuova formula riguarda già le dichiarazioni compilate quest’anno e relative al 2009.

Il nuovo redditometro testerà anche il reddito degli imprenditori individuali, a partire dalle spese che sostengono e che risultano dalle varie banche dati al fisco, pesandone l’impatto grazie ad alcuni moltiplicatori (ciascuno con un peso specifico diverso, ovviamente) e alle diverse condizioni in cui si trovano a vivere i contribuenti. Si va dalle spese di base, come l’affitto, le bollette delle utenze e da una normale automobile fino alle spese come l’iscrizione a club esclusivi, la scelta delle scuole a pagamento per i figli, le auto di lusso, gli yacht, le vacanze all’estero.

Nel caso in cui la differenza tra reddito presunto e reddito dichiarato superi il 20% (e ciò anche se avvenuto in un solo anno), l’Agenzia delle entrate invierà la contestazione della dichiarazione all’agente (invitandolo a presentarsi per spiegare la propria posizione) e al comune di residenza (che partecipa all’azione accertativa).

Nell’incontro con l’Agenzia delle entrate l’agente potrà spiegare l’origine dei redditi che le hanno permesse: un risparmio accumulato e speso successivamente, un reddito non soggetto a tassazione e quindi che non risulta al fisco, un reddito sottoposto a tassazione separata e quindi che non rientra nelle dichiarazioni sui redditi, o la stipula di un mutuo immobiliare. Se potrà spiegare la difformità tra reddito e spese, la pratica sarà archiviata; in caso contrario, potrà aderire subito al cosiddetto accertamento con adesione, con sanzioni ridotte e possibilità di pagamento a rate; oppure, potrà  restare sulle sue posizioni, ma in questo caso (e solo in quel momento, pena la nullità dell’atto) l’Agenzia delle entrate emetterà l’accertamento definitivo e il contribuente potrà a quel punto solo ricorrere alle Commissioni Tributarie.

Il redditometro, una volta perfezionato, sarà messo a disposizione di tutti, per permettere di confrontare se il proprio reddito è in regola con quanto il fisco potrà dimostrare, e magari di adeguarsi, dichiarando il giusto. Ma già da subito è possibile evidenziare delle situazioni a rischio, scaturenti dal confronto dei valori indicati nel quadro dedicato agli oneri deducibili o detraibili (che sono indicatori di spesa) con il reddito dichiarato.

Fin qui le linee generali.

Occorre però fare presente una peculiarità molto interessante, che riguarda in generale tutti gli imprenditori individuali. Infatti, tale tipologia di reddito difficilmente esprime la reale capacità di spesa del soggetto, e ciò per effetto delle numerose variazioni in aumento e/o in diminuzione che governano le regole di determinazione del reddito imponibile. E se ciò può portare spesso a delle situazioni a favore del soggetto, in quanto il reddito fiscale è normalmente più alto di quello effettivo, occorre comunque tenere in considerazione che in talune fattispecie occorrerà fare molta attenzione alle scelte fiscali. E’ il caso delle plusvalenze, che come è noto possono sì concorrere al reddito interamente nell’anno in cui sono conseguite, ma che possono altresì essere rateizzate fino a cinque anni: la scelta per la massima rateazione adesso dovrà essere oggetto di ponderazione anche in riferimento al redditometro, posto che essa avrà l’effetto (positivo per le imposte da pagare, ma negativo per il redditometro) di determinare una considerevole riduzione del reddito imponibile, ovviamente tanto più quanto è maggiore l’entità della plusvalenza stessa. Di contro, la scelta di tassare la plusvalenza tutta in un esercizio, se da un lato porterà ad un maggior carico di imposte da pagare, dall’altro permetterà di procurarsi delle prove da contrapporre ad eventuali future pretese da redditometro.

 

Danilo Sciuto

Dottore commercialista in Catania

(ndr: articolo pubblicato su Italia Oggi del 21/12/2010)