I B.T.P. Buoni del Tesoro Poliennali: aspetti operativi e contabili

Come registrare correttamente in contabilità l’acquisto di titoli dello Stato a scadenza medio-lunga ovvero Buoni del Tesoro Poliennali.

Approfondiamo le problematiche amministrativo-contabili derivanti dagli investimenti e dai disinvestimenti nei titoli di debito pubblico Buoni del Tesoro Poliennali (in sigla B.T.P.), utilizzati per l’impiego di liquidità aziendale in eccesso rispetto alle esigenze tipiche della gestione produttiva…

I Buoni del Tesoro Poliennali – ASPETTI GENERALI

titoli di stato buoni del tesoroI Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) sono certificati di debito dello Stato, con scadenza superiore all’anno.  Si tratta di titoli del debito pubblico redimibile di medio e lungo termine, rimborsabili in un’unica soluzione.

I BTP emessi dallo Stato Italiano sono negoziati sul Mercato generale dei Titoli di Stato per le somme superiori ai 2,5 milioni di euro e al MOT (Mercato Telematico delle Obbligazioni e dei Titoli di Stato ) per i lotti di dimensione inferiori.

Il titolo ha durata pluriennale (usualmente con scadenze di 3, 5, 10, 15 o 30 anni) e presenta cedole annuali pagate semestralmente in via posticipata (ad esempio, un BTP al 7 % paga due cedole semestrali del 3,50 % l’una).

Il prezzo di emissione, solitamente, è alla pari o sotto la pari (1).

Spesso al fine di invogliare gli investitori, è preferita l’emissione dei titoli “sotto la pari” in quanto con tale quotazione, l’investitore può conseguire anche un «capital gain» dato dalla differenza tra valore di rimborso (pari al valore nominale) e valore di emissione o di acquisto sotto la pari.

IL RENDIMENTO DEI B.T.P.

Il rendimento è dato dal tasso fisso della cedola e dalla differenza tra il prezzo di emissione e quello di rimborso (quest’ultimo definito Capital Gain).

E’ bene rimarcare che si tratta di un titolo « a capitale garantito», poiché, alla scadenza, è previsto il rimborso dell’intero valore nominale. I B.T.P. sono titoli ad interesse predeterminato, con cedole semestrali di interesse, corrisposte in via posticipata.

Inoltre, si tratta di titoli quotati sui mercati regolamentati e questo rende prontamente smobilizzabile il titolo, nonostante la scadenza medio- lunga.

IL PREZZO DEI B.T.P.

Il prezzo di un BTP è dato dalla somma del valore attuale di una rendita posticipata, le cui rate corrispondono al valore costante della cedola C più il valore attuale del valore nominale V che si riceverà alla scadenza.

La formula di determinazione del prezzo del titolo, può essere così rappresentata

formula di determinazione del prezzo dei buoni di stato pluriennali

con i* tasso interno di rendimento (T.I.R).

Noto il prezzo, la durata, il valore nominale e la cedola se si vuole conoscere, il T.I.R è calcolato attraverso un procedimento iterativo.

In particolare, in Excel è possibile utilizzare la funzione TIR.COST, ponendo la serie di valori in una colonna e prevedendo l’iscrizione del costo dell’investimento, preceduto dal segno negativo.

Per cui la formula sarà impostata come segue: = TIR.COST(serie di valori continua con segno meno per l’impiego; tasso ipotesi 10%).

UN CASO DI CALCOLO DEL PREZZO DEI B.T.P.

Ad esempio il TIR di un BTP con valore nominale 100, cedola semestrale 10, prezzo 98 e anni 5 risulta pari al 9,76%.

Essendo il BTP uno strumento con cedole a tasso fisso, è soggetto a oscillazioni di prezzo durante la sua “vita finanziaria”, che saranno tanto più marcate quanto più lunga sarà la durata del titolo. In particolare si può dimostrare che se il TIR aumenta, il prezzo diminuisce e viceversa. Le emissioni avvengono due volte al mese con asta marginale. Come per tutti gli altri Titoli di Stato italiani, il taglio minimo è di 1.000 €.

Le operazioni di collocamento sono affidate alla Banca d’Italia. A compenso di tale servizio, il Tesoro riconosce alla Banca centrale una provvigione dello 0,20% per il titolo triennale, dello 0,30% per quello quinquennale e dello 0,40% per le scadenze superiori.

Tale provvigione viene, del tutto o parzialmente, trasferita agli intermediari che partecipano all’asta, considerando che essi non possono applicare commissioni alla clientela per tale servizio.

Dal 2003 sono stati istituiti i Buono del Tesoro Poliennale indicizzati all’inflazione europea (BTP€i) che sono indicizzati all’inflazione della Zona Euro, espressa con l’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo con esclusione del Tabacco (HICP ex tobacco), calcolato mensilmente da Eurostat.

GLI IMPIEGHI IN TITOLI COME INVESTIMENTI TEMPORANEI

Usualmente, gli impieghi in Titoli di Stato sono attuati per dare utile impiego a temporanee eccedenze di liquidità derivanti dalla gestione tipica o, in determinati casi, per fini speculativi. I titoli azionari e obbligazionari che rappresentano investimenti temporanei, appartengono alle attività finanziarie non immobilizzate e fanno quindi patte dell’attivo circolante.

Agli investimenti in titoli azionari e in titoli di debito si ricollegano alcuni caratteristici componenti di reddito (interessi e altri frutti dei titoli di debito, dividendi su titoli azionari, utili e, perdite di negoziazione) che nel Conto economico del bilancio verranno allocati nelle voci 15 e 16 dell’aggregato C) Proventi e Oneri finanziari.

LA VALUTAZIONE DEI TITOLI

L’art. 2426, co 1. n. 9) del cod. civ. stabilisce quanto segue in materia di valutazione dei titoli:

omiss..: 9) le rimanenze, i titoli e le attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni sono iscritti al costo di acquisto o di produzione, calcolato secondo il numero 1), ovvero al valore di realizzazione desumibile dall’andamento del mercato, se minore; tale minor valore non può essere mantenuto nei successivi bilanci se ne sono venuti meno i motivi.

I costi di distribuzione non possono essere computati nel costo di produzione.

In base alla normativa civilistica vigente, dunque, quando un’azienda acquista dei titoli che non costituiscono immobilizzazioni (ovvero dei titoli che vengono acquistati per impiegare del capitale in eccesso rispetto al fabbisogno finanziario dell’attività economica) questi devono essere iscritti nello Stato Patrimoniale al valore minimo tra il costo di acquisto e l’andamento di mercato alla fine del periodo contabile di riferimento (che coincide, normalmente, con la data del 31/12).

La “ratio” della norma è quella di evitare una sopravvalutazione di risorse finanziarie che potrebbero andare a scapito dei creditori dell’azienda in caso di fallimento o altre procedure concorsuali.

Prospetto di valutazione dei titoli in portafoglio

 

Descrizione titolo

 

Data

di acquisto

Valore Nominale

complessivo

Prezzo

di acquisto unitario

 

Valore contabile

 

Quotazione al 31/12

 

Valutazione rimanenze

BTP 7% sem. god. 01/01-01/07 01/05/2011 200.000,000 1,020 204.000,00 1,015 203.000,00

L’iscrizione in bilancio delle rimanenze di titoli avverrà, per il minor valore tra il valore d’acquisto e quello desunto dall’andamento del mercato a fine esercizio, pari a Euro 203.000,00.

PROFILI FISCALI DEI BTP

La valutazione delle rimanenze di titoli terrà conto delle disposizioni di cui all’art. 94 del TUIR, che rimanda al co. 1, ai criteri di valutazione di cui all’art. 92 del TUIR, che in linea generale, prevede per i titoli che costituiscono elementi dell’attivo circolante, una valutazione al costo medio ponderato per gruppi omogenei di titoli o di tipo Lifo a scatti annuali, Lifo continuo, Fifo2.

Gli interessi e il “capital gain da rimborso” conseguiti dai soggetti qualificati “nettisti” (espressione che identifica i risparmiatori privati) vanno assoggettati ad una ritenuta erariale del 12,50 % a titolo di imposta sostitutiva; mentre le società e gli imprenditori commerciali che acquistano i titoli nell’esercizio dell’impresa, si qualificano “lordisti” e non subiscono alcuna ritenuta sugli interessi.

  • Per i soggetti lordisti (ad. esempio imprese, Snc, Sas, Spa, Sapa, Srl. Coop.) non si applica alcuna ritenuta sulle cedole di interessi il cui valore va inserito in dichiarazione dei redditi e tassato in quella sede come reddito d’impresa
  • Per i privati che operano come “nettisti” l’applicazione dell’imposta sostituitiva del 12,50 % rappresenta la tassazione definitiva su quel reddito.

ASPETTI CONTABILI DEI BTP

Per quanto riguarda le scritture contabili relative ai BTP, escludendo per motivi di semplicità quelle relative all’ipotesi del rimborso alla scadenza, rappresentando quest’ipotesi nella gestione delle imprese, piuttosto rara nel lungo termine, ritenendo più verosimile uno smobilizzo anticipato dei titoli, occorre procedere secondo le seguenti fasi:

  • acquisto dei titoli;
  • rilevazione della cessione dei titoli
  • rilevazione della cedola periodica d’interesse;
  • il funzionamento del conto “Titoli”
  • rilevazione dei ratei sugli interessi e dello scarto maturato a fine esercizio;
  • la svalutazione dei titoli e i ripristini di valore;

Scritture contabili di acquisto dei titoli

CASO DI ACQUISTO B.T.P.

Si supponga che la Beta S.p.A. abbia ordinato in data 01/05/2011 alla BPM di Matera BTP per un valore nominale di 200.000 Euro, al tasso del 7 %, godimento 01/01 e 01/07 al corso di 102,00 + i. I titoli sono stati emessi il 01/01 al prezzo di 98,00, durata 5 anni, commisione di intermediazione 0,40 % del controvalore.

Operazione del 01/05/2011:

Descrizione IMPORTO
Corso secco BTP (200.000 x 1,02) 204.000,00
Commissione d’acquisto 0,40 % di 204.000 816,00
Costo secco totale 204.816,00
Rateo Interessi ( 200.000 x 3,50 x 120) / 18100 4.640,88
Somma addebitata dalla banca 209.456,88
CONTI BILCEE DARE AVERE
BTP A – C III 6 ) 204.816,00
Interessi su titoli3 CE – C 16 b) 4.640,88
BPM c/c A – C IV 1) 209.456,88
Per rilevazione acquisto BTP v.n. 200.000 Euro, 7 % semestrale, corso 102,00 + i

Scritture contabili di vendita dei titoli

 Operazione di vendita del 25/06/2011:

CASO DI VENDITA DI B.T.P.

Si supponga che la Beta S.p.A. abbia ordinato in data 25/06/2011 alla BPM di Matera la vendita di una tranche di 100.000 Euro di BTP acquistati in precedenza, al corso di 104,00 + i, commisione di intermediazione 0,40 % del controvalore.

Descrizione IMPORTO
Corso secco BTP (100.000 x 1,04) 104.000,00
Commissione d’acquisto 0,40 % di 104.000 416,00
Costo secco totale 104.416,00
Rateo Interessi ( 100.000 x 3,50 x 56) / 18100 1.082,87
Somma accreditata dalla banca 105.498,87

Il calcolo sopra esposto, va integrato con la determinazione del “capital gain” maturato pro-rata temporis relativamente alla tranche di titoli che è stata venduta, con le seguenti evidenze: Scarto percentuale complessivo ( 100 – 98) = 2

Scarto proporzionato alla quota di BTP venduti: 100.000 * 2/100 = 2.000

Scarto proporzionale al tempo di possesso dei BTP venduti: 2.000 x (56/1.826) = 61,34

CONTI BILCEE DARE AVERE
BPM c/c A – C IV 1) 105.498,87
BTP A – C III 6 ) 104.416,00
Interessi su titoli CE – C 16 b) 1.082,87
Per rilevazione vendita BTP v.n. 100.000 Euro, 7 % semestrale, corso 104,00 + i
CONTI BILCEE DARE AVERE
BTP A – C III 6 ) 61,34
Interessi su titoli CE – C 16 b) 61,34
Rilevazione dello scarto maturato in rapporto alla quota di BTP venduti

Scritture di incasso delle cedole

Operazione di incasso delle cedole del 01/07/2011:

Incasso cedole su BTP in portafoglio:

a) Interessi = 100.000 x 3,5 % = 3.500 (cedola semestrale)

CONTI BILCEE DARE AVERE
BPM c/c A – C IV 1 ) 3.500,00
Interessi su titoli CE – C 16 b) 3.500,00
Rilevazione dell’incasso delle cedole sui BTP in portafoglio

Funzionamento del conto titoli

Conto titoli a “costi e costi”

Il principio contabile OIC 20 raccomanda che il conto “titoli” funzioni con modalità “bifase”, anche chiamata “costi e costi”. Il funzionamento del conto “titoli” riguarda la contabilizzazione di titoli e partecipazioni .

Quando il conto titoli funziona a “costi e costi”, tale conto rileva in Dare i carichi al costo di acquisto, e in Avere gli scarichi, contabilizzati, al momento della vendita, al costo di acquisto.

Ecco la rappresentazione del conto “Titoli” a Costi e Costi :
DARE AVERE
ACQUISTI (al costo di acquisto) VENDITE (al costo di acquisto)
RIPRISTINI DI VALORE SVALUTAZIONI

La differenza tra il ricavo di vendita e il costo di acquisto rappresenta l’onere o il provento finanziario dell’operazione.

Il metodo “costi e costi” è il metodo preferibile per la contabilizzazione delle operazioni in titoli, in quanto è quello che meglio permette la rappresentazione veritiera e corretta delle operazioni, e consente di evidenziare gli oneri e proventi da titoli realizzati.

Conto titoli funzionante a “costi e costi” alimentato al corso secco

Con tale sistema il conto “Titoli” è utilizzato secondo uno schema bifase funzionante come un piccolo conto esercizio; le operazioni effettuate nell’esercizio sono sempre registrate al valore di costo, (corso secco) quelle di vendita sono contabilizzate non al prezzo di negoziazione, ma al valore di acquisto scaricando il costo (corso secco) precedentemente contabilizzato.

La differenza tra prezzo di vendita e valore di acquisto è evidenziata in una voce denominata “Oneri o Proventi da negoziazione titoli”.

Conseguentemente è possibile evidenziare per ogni operazione le informazioni necessarie ai fini della stesura del conto economico molto più facilmente di quando si utilizza la procedura a costi, ricavi e rimanenze.

Una particolare attenzione deve essere posta nella determinazione del prezzo di acquisto che deve essere “scaricato” per la vendita effettuata. Inoltre si consiglia di prevedere appositi sottoconti per le diverse classi di valori mobiliari in portafoglio.

Il costo di acquisto da utilizzare per gli “scarichi” si individua secondo i seguenti metodi:
  • si adotta il relativo costo di acquisizione della tranche di titoli venduti (scarico al prezzo effettivo);
  • si considera il valore derivante dalla media di tutti i costi di acquisto sostenuti per i titoli ancora posseduti (scarico effettuato al costo medio);
  • si presume che tutte le vendite siano effettuate con riferimento agli acquisti più recenti (scarico prezzo LIFO);
  •  si ritiene che siano negoziati i titoli derivanti da acquisti più lontani nel tempo (scarico al prezzo FIFO).

Con il sistema del conto titoli così funzionante gli oneri e proventi sono contabilizzati quando sono realizzati.

Alla data di bilancio sono rilevati i titoli rimasti in portafoglio e il relativo rateo di interessi maturati e non riscossi. Tale metodo è in grado di offrire analisi contabili molto dettagliate.

Conto titoli a “costi e costi” con metodo tel quel

La valutazione dei titoli secondo il metodo tel quel è un metodo che può essere utilizzato solo per le azioni.

Qualora venisse utilizzato per i titoli a reddito fisso, tale metodo produrrebbe risultati distorti, in quanto il valore di scarico includerebbe il costo o il provento da negoziazione.

Conto titoli a “costi ricavi e rimanenze”

Quando il conto titoli funziona a “costi ricavi e rimanenze”, esso è come un conto di risultato economico parziale limitato alle operazioni in titoli.

In Dare sono rilevate le rimanenze iniziali dei titoli (al costo storico) e gli acquisti (al costo di acquisto). In Avere sono rilevate le vendite (al prezzo negoziato di vendita) e le rimanenze finali di titoli.

Dal conto “titoli” così funzionante scaturisce, dopo la rilevazione delle rimanenze finali, un risultato economico (positivo o negativo) che partecipa al risultato di esercizio, in quanto viene contabilizzato a conto economico.

DARE AVERE
RIMANENZE INIZIALI (al costo originario) VENDITE (al prezzo di vendita)
ACQUISTI (al costo di acquisto) RIMANENZE FINALI
PROVENTO FINANZIARIO ONERE FINANZIARIO

Il conto “Titoli” a “costi, ricavi e rimanenze” non consente di rappresentare le operazioni di compravendita di titoli nel conto economico in modo completo e corretto, in quanto il risultato che scaturisce dal conto titoli dopo la rilevazione delle rimanenze, è un risultato netto di tutte le operazioni effettuate nel periodo, che avevano generato a loro volta utili/perdite.

In altre parole viene effettuata una sorta di “compensazione” delle operazioni e degli utili e perdite.

Inoltre, qualora in sede di valutazioni delle rimanenze, si proceda alla svalutazione dei titoli (ai sensi dell’art. 2426 n. 3 c.c.), o al ripristino del valore originario (ai sensi dell’art. 2426 n. 9 c.c.), tali valori verrebbero a loro volta compensati con gli utili e le perdite effettivamente realizzate.

In questo modo non vengono fornite le informazioni per il contenuto minimo del conto economico ex art. 2425 c.c.. Inoltre non sono evidenti, dal conto economico, le eventuali svalutazioni o ripristini di valore effettuati durante l’esercizio (mentre ne è obbligatoria l’evidenziazione nella nota integrativa).

Scritture di rilevazione del rateo su interessi

A fine esercizio occorrerà rilevare l’eventuale rateo di interessi maturati al 31/12; mentre per quanto riguarda le rimanenze finali di titoli, ricordiamo che la gestione dei titoli è attuata (secondo i principi contabili) mediante l’uso di una unità elementare di rilevazione (un conto parziale di risultato) denominato: “Titoli” in cui la rilevazione dei titoli avviene a “costi e costi ” senza effetti reddituali provocati da variazioni di valore dei titoli in giacenza. In questo modo, gli effetti economici si produrranno esclusivamente, in relazione alle operazioni di compravendita dei titoli.

Rateo di interesse = 100.000 x 3,5 % = 3.500,00

Quota “capital gain” maturato = 100.000 x 2/ 100 = (2.000 x 245/1826) = 268,35

CONTI BILCEE DARE AVERE
Ratei Attivi A – D ) 3.500,00
Interessi su titoli CE – C 16 b) 3.500,00
Rilevazione del rateo su interessi maturato
CONTI BILCEE DARE AVERE
BTP A – C III 6 ) 268,35
Interessi su titoli CE – C 16 b) 268,35
Rilevazione del rateo sul scarto per capital gain maturato

LA SVALUTAZIONE DEI TITOLI E I RIPRISTINI DI VALORE

Nel caso in cui, al termine dell’esercizio sia necessario operare una svalutazione dei titoli per adeguare il valore contabile al valore corrente a fine esercizio (facendo riferimento al caso indicato nel paragrafo sulla valutazione dei titoli) occorre rilevare:

CONTI BILCEE DARE AVERE
Svalutazione Titoli iscritti nell’attivo circolante CE – D 19 d ) 1.000,00
BTP ( o Fondo svalutazione titoli) A – C III 6) 1.000,00
Rilevazione della svalutazione su titoli

Nel caso in cui, successivamente, il valore dei titoli dovesse risalire, occorrerebbe ripristinare il valore contabile così come prescrivono i principi contabili (OIC 20) con la scrittura:

CONTI BILCEE DARE AVERE
BTP ( o Fondo svalutazione titoli) A – C III 6) 1.000,00
Rivalutazione di titoli CE – D 18 c) 1.000,00
Rilevazione del ripristino di valore dei titoli

Enrico Larocca

19/12/2011

NOTE

1 Le espressioni ”alla pari” e “sotto la pari” nelle quotazioni “percentuali”, identificano quotazioni che sono rispettivamente, pari o inferiori al valore nominale del titolo. Ad esempio, la quotazione percentuale è alla pari quando il prezzo del titolo è espresso per ogni 100 di valore nominale; mentre nelle quotazioni “sotto la pari” la quotazione è inferiore a 100, con la conseguenza che più basso è la quotazione più alto è il capital gain.

2 S. Cerato e L. Pietrobon in Valutazione dei titoli dopo il decreto Anticrisi, in Guida alla Contabilità e Bilancio, ed. Frizzera, n. 1/2009, pag. 43 e ss.

3 L’appostazione del conto apparentemente anomala, ha valore rettificativo dell’importo degli interessi “attivi” che si riscuoteranno alla scadenza delle cedole.

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