I reati tributari – parte XVI

di Danilo Sciuto

Pubblicato il 15 marzo 2013

la responsabilità per l'omesso versamento IVA, lo smarrimento delle scritture contabili, la bancarotta fraudolenta... queste ed altre interessanti massime in tema di reati tributari

Premessa

Continuiamo la nostra esposizione delle sentenza della Suprema Corte che hanno affrontato temi relativi al diritto penale tributario.

Anche in questa puntata, le sentenze sono state riportate nel loro concetto ìnsito nella disposizione, onde evitare di allungare eccessivamente la loro esposizione con il contenuto integrale di esse.

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No all’omesso versamento se sussiste un credito nella dichiarazione precedente

Non è responsabile di omesso versamento ex art. 10 del D.Lgs. n. 74/00 il contribuente che non ha versato l’iva se dalla dichiarazione dell’anno prima risulti un credito di imposta di pari importo. Tale credito non può essere disconosciuto dall’Amministrazione Finanziaria per il fatto che la dichiarazione dell’anno precedente sia stata presentata tardivamente.

(Cassazione, sezione III penale, sentenza n. 40361/2012)

 

Fatture emesse per operazioni diverse da quelle descritte.

Se prestazioni per le quali sono state emesse fatture sono totalmente diverse che quelle che sarebbero state realmente poste in essere (intermediazione di mano d’opera invece che prestazioni di attività lavorativa di tipo artigianale di cui alle fatture), con la conseguente insussistenza giuridica e di fatto delle prestazioni per le quali le predette fatture sono state emesse, devono essere qualificate come inesistenti le fatture emesse per operazioni aventi natura giuridica diversa da quella indicata. Ai sensi dell’art. 1, comma 1 lett. a) del D.Lgs n. 74/2000 per “fatture o altri documenti per operazioni inesistenti” si intendono “le fatture o gli altri documenti aventi rilievo probatorio analogo in base alle norme tributarie, emessi a fronte di operazioni non realmente effettuate in tutto o in parte o che indicano i corrispettivi o l’imposta sul valore aggiunto in misura superiore a quella reale, ovvero che riferiscono l’operazione a soggetti diversi da quelli effettivi”.

(Cassazione, sezione III penale, sentenza n. 38754/2012)

 

Occultamento e bancarotta fraudolenta  concorrono se il bene tutelato è lo stesso

Il reato di occultamento o distruzione di documenti contabili, di cui all’art. 10 del D.Lgs. n. 74/00, nonostante la clausola di riserva contenuta nella disposizione, non può concorrere con il reato di bancarotta fraudolenta di cui all’art. 216 della Legge Fallimentare se non c’è identità o, quantomeno, omogeneità, dei beni giuridici tutelati dalle due norme.

(Cassazione, sezione III penale, sentenza n. 38725/2012)

 

Nessun reato se il credito di imposta riduce l’evasione sotto la soglia di punibilità

Sfugge al reato di evasione, di cui all’art. 10-ter del D.Lgs. n. 74/2000, il contribuente che riporta in dichiarazione un credito di imposta tale da ridurre l’importo del tributo evaso sotto la soglia di punibilità. Infatti, il reato previsto dall’art. 10-ter succitato presuppone che il debito Iva risulti dalla stessa dichiarazione del contribuente. Ove invece da tale dichiarazione non risulti alcun debito – e nella specie risulterebbe anzi un credito della società di cui rappresentante legale è l’Indagato – non è integrata la condotta di cui all’art. 10 ter.

(Cassazione, sezione III penale, sentenza n. 40361/2012)

 

Se le scritture contabili sono smarrite, il reddito si ricostruisce dai verbali

Ai fini della prova della dichiarazione infedele, il Giudice può fare legittimamente ricorso ai verbali di contestazione della Guardia di Finanza per la determinazione dell’ammontare dell’imposta evasa e può fare altresì ricorso all’accertamento induttivo dell’imponibile quando la contabilità imposta dalla legge non sia stata tenuta o sia stata tenuta irregolarmente.

(Cassazione, sezione III penale, sentenza n. 33504/2012)

 

Il principio del  “ne bis in idem” non si applica nei procedimenti penali contestuali

La presenza presso due distinti uffici giudiziari di procedimenti per “emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti” non determina l’applicazione del principio del ne bis in idem previsto dall’articolo 649 c.p.p., anche se i diversi documenti contabili sono stati emessi nello stesso periodo d’imposta.

(Cassazione, sezione III penale, sentenza n. 47237/2012)

 

E’ dichiarazione infedele anche quando il reddito si compensa con le perdite

E’ sanzionabile per dichiarazione infedele il contribuente che omette di dichiarare un maggior reddito, a prescindere dalla circostanza che l’imposta, non dichiarata, vada poi effettivamente riscossa oppure, come nel caso in specie, compensata con crediti derivanti dalla definitiva stabilizzazione di perdite fiscali anteriori.

(Cassazione, sezione III penale, sentenza n. 16333/2012)

 

Il contribuente defraudato dal consulente può ottenere la sospensione di soprattasse e pene pecuniarie

La previsione dell’articolo unico L. n 423 del 1995 opera esclusivamente sul piano della riscossione, fissando le condizioni alle quali, in presenza di violazioni esclusivamente riferibili alla condotta penalmente rilevante dei professionisti ivi indicati, può disporsi la sospensione della riscossione delle soprattasse e delle pene pecuniarie a carico del contribuente nonché la commutazione del ruolo in capo ai professionisti.

(Cassazione, sezione III penale, sentenza n. 23601/2012)

 

Nel sequestro preventivo ci si rivale prima sui beni societari

Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente avvalendosi sui beni del rappresentante legale è ammessa solamente dopo aver accertato l’impossibilità di procedervi direttamente nei confronti della società che ha usufruito della condotta illecita.

(Cassazione, sezione III penale, sentenza n. 38740/2012)

 

Responsabilità amministrativa: le sanzioni sopravvivono al fallimento della società

Il fallimento di una società non costituisce causa estintiva dell’illecito previsto dal D.Lgs. n. 231 del 2001, né delle sanzioni irrogate a seguito dell’accertamento della sua responsabilità da reato. In assenza di una espressa previsione normativa in tal senso, non è nemmeno possibile ritenere che tale effetto estintivo si produca ricorrendo all’applicazione analogica dell’art.150 c.p., non essendo equiparabile il fallimento della persona giuridica alla morte di quella fisica, atteso che l’apertura della procedura concorsuale non determina la cessazione dell’ente, ma semplicemente il suo assoggettamento alla medesima e alle sue regole.

(Cassazione, sezione III penale, sentenza n. 44824/2012)

 

L’occultamento delle scritture contabili e la truffa aggravata possono concorrere

Il reato di occultamento delle scritture contabili può concorrere con quello di truffa aggravata non sussistendo un rapporto di specialità. La condotta di istruzione o di occultamento della documentazione, infatti, non comporta da sola alcuna alterazione delle somme riportate in contabilità e nella dichiarazione annuale, così che non incide sui rapporti di credito/debito con l’Amministrazione Finanziaria e rimane priva della natura di frode comportante un danno diretto per l’Erario.

(Cassazione, sezione III penale, sentenza n. 37044/2012)

 

E’ reato distruggere il preliminare di vendita

Commette reato ex art. 10 del D.Lgs. n. 74/00 la società immobiliare che distrugge i preliminari di compravendita di immobili. Infatti, tra le scritture contabili da conservare obbligatoriamente rientrano anche i suddetti contratti in forza del comma 2 dell’art. 2214 c.c., richiamato dall’art. 22 del Dpr n. 600/73, secondo il quale l’imprenditore deve tenere le altre scritture contabili che siano richieste dalla natura e dalle dimensioni dell’impresa.

(Cassazione, sezione III penale, sentenza n. 36624/2012)

 

15 marzo 2013

Danilo Sciuto