osservando quella rughetta a forma di “V” tra i due occhi (che in gennaio non c’era) e nel pieno centro della fronte oppure quella leggera pendenza in avanti che hanno le spalle, come se stessero portando un peso o, ancora, quell’aria rassegnata e un po’ triste che li accompagna in queste settimane e che non è dovuta al cambio di stagione.
Quella è l’aria di chi conosce la fatica di rimediare alle leggerezze commesse dai clienti, che inevitabilmente finiscono sulla nostra scrivania.
Quali?
Le storture presenti nei bilanci e che vanno rimediate, le spese che si sarebbe dovuto documentare per poterle detrarre dalla dichiarazione e che invece sono state pagate “così”, la mancanza di una programmazione finanziaria che porta ad indebitarsi in conto corrente per pagare le imposte, i dati degli studi di settore trasmessi il 26 ottobre a pochi giorni dalla scadenza e che magari fanno scoprire che non si è congrui e coerenti, oppure la quietanza della polizza vita che emerge improvvisamente da un cassetto che per anni è stato sepolto nel sottosuolo del cervello, per non parlare che delle minori.
Queste sono tutte manifestazioni di una malattia che va curata: la commercialistosi, ossia una disfunzione psico/motoria che partendo dal cervello del cliente si propaga fino ai suoi arti inferiori impedendogli di recarsi dal commercialista “prima” di compiere i misfatti che ha in animo di mettere in pratica.
Come si cura?
Semplice, spostando all’indietro quell’orologio biologico-mentale (detto anche “battito animale”) che ognuno si porta dentro, per fare in modo che il cervello si abitui a pensare secondo questo schema, semplicissimo:
“idea – consiglio del commercialista- azione oppure omissione”.
Invece molti hanno un orologio difettoso, che fa si che lo schema sia:
“idea – azione oppure omissione – riferisco al commercialista”.
Per arrivare al risultato ottimale ed avere finalmente un orologio “tarato” sull’ora giusta, basta seguire questo breve decalogo:
1° mai fare una cosa senza prima parlarne con il commercialista, specialmente se l’idea vi sembra ottima; spesso, potrebbe essere il contrario.
2° il commercialista è un’assicurazione sulla vita dell’azienda e sul bilancio della famiglia: non ci si assicura dopo l’evento ma prima, per prevenirlo.
3° non ascoltate i consigli amichevoli di parenti e conoscenti se prima non li avete fatti “testare” al vs commercialista: vi accorgerete spesso che di amichevole quei consigli non hanno niente, tranne per chi ve li ha dati.
Seguendo queste tre regolette, si possono ottenere ottimi risultati: la commercialistosi sparisce, l’impedimento motorio anche ed il giro vita si assottiglia, mentre il tono psicofisico generale migliora sensibilmente.
Datemi retta: usare bene il commercialista vi farà “guadagnare” e non solo anni di vita!
26 ottobre 2005
Roberto Mazzanti