La sicura insopportabilità dello spesometro trimestrale

pubblichiamo lo sfogo (condiviso da quasi tutti i commercialisti) di un nostro lettore contro l’introduzione dello spesometro trimestrale (previsto dal decreto fiscale che accompagna la legge di bilancio 2017) ed il conseguente aggravio di adempimenti contabili

typewriter-146256442387dGentile dottoressa Orlandi,

parlo da piccolo professionista che si scontra tutti i giorni con la gestione contabile amministrativa e contabile, mi ha lasciato stupito la sua affermazione che lo spesometro trimestrale non creerà aggravi di adempimenti, anche perché arriveranno ulteriori semplificazioni. Innanzi tutto dalle sue parole capisco che per ora subiremo un aggravio di adempimenti che, forse, in futuro sarà compensato da alcune semplificazioni.

Mi accorgo che ai vertici dell’Agenzia delle entrate non si ha percezione di quello che è il lavoro reale negli studi professionali o negli uffici amministrativi delle imprese.

La sostituzione dello spesometro annuale con 4 comunicazioni trimestrali può avere tante motivazioni: sicuramente una miglior tenuta della contabilità sia civile che fiscale e la gestione di 4 a spesometri più piccoli per mole di dati potrebbe essere gestita meglio.

Quello che Lei, gentile dottoressa Orlandi, sembra ignorare è che suddividere un adempimento in 4 parti genera comunque un aggravio della gestione amministrativa. Pensiamo al semplice fatto che per ogni spesometro trimestrale dovremo produrre una fornitura con gli standard dell’agenzia, controllarla e procedere all’invio telematico. Tutti gli intermediari telematici sanno benissimo che tale gestione è complessa, può generare difficoltà meramente sulla fase di invio (e non sui dati) e ripeterla 4 volte l’anno significa quadruplicare l’impegno dell’intermediario. Segnalo che lo spesometro non sostituisce le liquidazioni ordinarie IVA, ma si aggiunge all’adempimento liquidativo aggiungedo 3 ulteriori adempimenti per ogni contabilità gestita.

Inoltre, il sistema produttivo italiano è formato da una miriade di piccole e micro aziende con scarso o nullo apparato amministrativo: per tale tipologia di clientela la gestione di un adempimento del genere viene scaricata interamente sulle spalle di noi commercialisti. Maggiori oneri dovrebbero (in un mondo normale) rappresentare maggiori ricavi, mentre nel mondo post crisi che stiamo vivendo questi adempimenti obbligatori obbligano a maggior lavoro non retribuito.

Chi lavora negli studi conosce la lotta quotidiana coi clienti per ottenere la documentazione nei tempi, le spiegazioni necessarie, le integrazioni, condividere il lavoro col cliente. La risposta dle cliente è sempre la stessa: “non ho tempo”. Ovviamente capisco che per i clienti prima venga il lavoro e poi la parte amministrativa, ma se il commercialista deve trasformarsi in segretario: prima si svilisce una professionalità importante, poi andrebbe remunerato. Credo che questa sia l’esperienza di tantissimi colleghi.

Nonostante tale lavoro serva al Fisco per per un maggior controllo fiscali a noi intermediari sono stati da tempo tagliati i compensi per le trasmissioni di dati.

E’ vero che nel Decreto si prevede un credito d’imposta di importo minimo (o, meglio, ridicolo) per l’adeguamento del lavoro all’adempimento. Quindi vuol dire che il maggior lavoro vale 1o0 euro a prescindere dal numero di ore passate sulle fatture e gli spesometri dei clienti?

E per i clienti che hanno un volume d’affari superiore a 50mila euro non esiste credito d’imposta! Quindi un idraulico che fattura 60mila euro è considerato dal Fisco un imprenditore che rappresenta una realtà strutturata?

Mi permetto di segnalare che l’aumento degli oneri amministrativi non va valutato sul fatturato di un’impresa, ma sul suo reddito; ancor meglio sulla sua modalità operativa.

Gentile dottoressa Orlandi, probabilmente nel lungo periodo un sistema del genere sarà sicuramente utile e potrà essere sopportato o gestito dal sistema produttivo. Un’introduzione obbligata con pochissimo tempo organizzativo (le modalità di lavoro andranno variate da gennaio 2017) creerà, come è normale per tutti i nuovi adempimenti, disagi e complessità. Un nuovo adempimento del genere, che stravolge le modalità di gestione, avrà un impatto rilevante sulla gestione amministrativa di un’azienda.

Gentile dottoressa Orlandi, capisco che un tale strumento può servire a migliorare la riscossione dell’IVA e a semplificare il lavoro dell’Agenzia delle entrate. Le chiedo solamente di non svilire il lavoro dei professionisti che impazziscono giornalmente a gestire contabilità e adempimenti collegati dicendo che sono sicuramente sopportabili. Il mondo dei commercialisti è un mondo complesso dove si deve impazzire e litigare col cliente anche per quello che appare il più ovvio degli adempimenti. Nel nostro mondo col diluvio di adempimenti lettere e richieste che partono non solo dall’Agenzia delle entrate, ma anche da altri enti ogni nuovo adempimento è oggi difficilmente sopportabile.

4 novembre 2016

Lettera Firmata