Trattamento contabile dell'autoconsumo in bar e ristoranti

Nella gestione delle attività della ristorazione si pone sempre il problema dell’autoconsumo di soci, amministratori e dipendenti: analisi degli aspetti fiscali e contabili con esempi pratici di scritture contabili derivanti dalla registrazione dei casi di autoconsumo.

 

L’autoconsumo nell’attività di ristorazione – Premessa generale

trattamento contabile dell'autoconsumo al ristoranteNei pubblici esercizi molto spesso la somministrazione viene eseguita a titolo gratuito nei confronti dell’imprenditore individuale, dei soci e dei dipendenti o amministratori dell’impresa.

Ecco pertanto l’esigenza di approfondire come regolare la problematica dal punto di vista contabile e fiscale alla luce della recente prassi e giurisprudenza. Si rammenta che nel corso di una ipotetica visita fiscale il verificatore potrà procedere

“alla verbalizzazione della dichiarazione da parte del ristoratore per determinare la misura e le modalità dei consumi dell’imprenditore, dei collaboratori, dei soci e dei dipendenti”.

Di tali informazioni si dovrà tenere conto nella quantificazione del totale dei consumi ai fini della ricostruzione indiretta dei ricavi” come disposto dalla circolare n. 117/1998.

Per ultimo si vuole evidenziare come tale problematica potrebbe influire (specie se d’importo rilevante) sulla compilazione degli studi di settore influenzando le percentuali di ricarico, il costo delle materie prime e gli indici di congruità/coerenza.

Con questo contributo si è cercato pertanto di offrire una possibile soluzione contabile alla problematica tenendo in considerazione che in materia esistono ancora dubbi soprattutto in merito alla classificazione delle operazioni in oggetto (l’autoconsumo rappresenta una cessione di beni o una prestazione di servizi?).

 

Autoconsumo del titolare dell’impresa o dei soci

Come già sottolineato in materia esistono due correnti di pensiero ovvero:

1) tali operazioni sono cessioni di beni: tesi appoggiata dalla sentenza della Cassazione n. 19077 del 29 settembre 2005);

2) tali operazioni rientrano nelle prestazioni di servizi: tesi sostenuta dal D.P.R. n. 633/72 (che definisce prestazione di servizi le somministrazioni di alimenti e bevande), dalla prassi dell’Agenzia delle Entrate con molte circolari (C.M. 9/1980, C.M. 68/1997, C.M. 15762 del 08/10/1993) e da molte sentenze della giurisprudenza.

A titolo informativo si segnala anche la tesi della DRE Lazio (Interpello n. 913-344/2011) che ha chiarito come sia importante valutare “l’aspetto dell’effettivo svolgimento dell’operazione che si vuole andare a sottoporre a tassazione” sostenendo che:

“la fornitura di vivande o di cibi costituisce una cessione di beni qualora risulti che gli elementi di prestazione di servizi che precedono e accompagnano la fornitura dei cibi non sono preponderanti”.

 

Trattamenti ai fini IVA e redditi se prevale l’ipotesi della cessione di beni

In caso si sostenga la tesi della cessione di beni l’operazione deve essere trattata nel seguente modo:

  • IVA: i beni destinati al consumo personale o familiare sono sempre soggetti ad Iva secondol’aliquota propria sulla base del costo;
  • REDDITI: sono considerati ricavo secondo il valore normale ai sensi dell’art. 85 c. 2 e dell’art. 57 del Tuir;
  • VALORE IMPONIBILE: è costituito ai fini Iva dal costo di acquisto dei beni o dal costo mediamente praticato sul mercato per beni similari;ai fini dei redditi invece il “valore normale” è costituito dal prezzo di vendita “praticato al dettaglio”;
  • CERTIFICAZIONE DEL CORRISPETTIVO: il ristorante deve emettere scontrino o ricevuta fiscale nel momento della “consegna dei beni” ovvero a a fine pasto (ricevuta fiscale non incassata da annotare in apposita colonna del registro corrispettivi).

 


ESEMPIO PRATICO AUTOCONSUMO DI BENI

Ristorante con marito e moglie; listino prezzi menu di euro 20,00 Iva inclusa.

  • Emette scontrino al termine del pranzo con l’indicazione di “corrispettivo non riscosso” per l’importo di euro 15 per costo medio dei beni auto-consumati + Iva 22% (si applica l’aliquota più elevata per evitare di indicare l’Iva dei singoli prodotti);
  • annota ordinariamente l’operazione nel registro dei corrispettivi ai fini IVA e ai ai fini IRPEF/IRAP tassa il corrispettivo di euro 22,50 (si ipotizzi un ricarico del 50% su 15 euro).

 

Scritture contabili:

Prelievo titolare a Diversi 18,30

Ricavi 15,00

IVA a debito 3,30

 

Va poi operata una variazione in aumento in UnicoPF per euro 7,50 (differenza tra 15 e 22,50).


 

Trattamenti ai fini IVA e redditi se prevale l’ipotesi della prestazione di servizi

In caso si sostenga la tesi della prestazione di servizi l’operazione deve essere trattata nel seguente modo:

  • IVA: è soggetta ad aliquota Iva del 10% solo se di “valore” superiore ad euro 25,82 in riferimento al prezzo di listino in vigore al pubblico;
  • REDDITI: l’autoconsumo non è imponibile ma sono indeducibili ai fini del reddito d’impresa le materie prime consumate e i relativi costi accessori;
  • VALORE DEL SERVIZIO: ai fini IVA va fatto riferimento alle spese sostenute dal ristorante per fornire la somministrazione ovvero: costo delle materie prime, del personale e altri costi direttamente imputabili; ai fini deiredditi viene preso a riferimento un prezzo “al dettaglio” pari al costo di acquisto eventualmente maggiorato di un ricarico medio del settore;
  • CERTIFICAZIONE DEL CORRISPETTIVO: il ristorante deve emettere scontrino/ricevuta fiscale nel momento della “ultimazione del servizio” indicando sul documento il mancato incasso.
  • SERVIZIO CON PREZZO DI LISTINO INFERIORE AI 25,82 EURO: l’operazione si considera autoconsumo di servizi e il titolare procede dunque come segue: non emette lo scontrinoal termine del pranzo (in quanto l’operazione è esclusa da Iva) e non annota alcuna operazione nel registro dei corrispettivi;rende indeducibile ai fini dei redditi e dell’Irap il costo delle materie prime e detrae la relativa Iva.

Scritture contabili

Prelievo titolare a Diversi 18,30

Merci indeducibili 15,00

IVA a credito 3,30

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– SERVIZIO COME DA PREZZO DI LISTINO SUPERIORE AI 25,82 EURO

L’operazione si considera autoconsumo di servizi e il titolare procede come segue:

  •  emette scontrinoal termine del pranzo con l’indicazione di “corrispettivo non riscosso”per l’importo di euro 17 (si ipotizzi un costo medio del servizio di euro 15 e di euro 2,00 per il costo riferito al personale) + Iva 10%;
  •  annota l’operazione nel registro dei corrispettivi erende non imponibile ai fini dei redditi il corrispettivo annotato e procede a rendere indeducibile IRPEF e IRAP il costo ed infine non detrae l’Iva relativa alle sole materie primeutilizzate (tale costo è considerato con aliquota al 22%).

 

NOTA BENE

Nell’ambito del reddito di impresa le fattispecie di autoconsumo rilevanti ai fini impositivi appaiono essere solo quelle riguardanti le cessioni di beni in quanto l’art. 85 del TUIR ricomprende specificatamente tra i ricavi “il valore normale dei beni di cui al comma 1 (e non anche le prestazioni di servizi di cui al medesimo comma) assegnati ai soci o destinati a finalità estranee all’esercizio dell’impresa”.


Scritture contabili

scrittura ai fini Iva

Prelievo titolare a Diversi 18,70

Ricavi non imponibili 17,00

IVA a debito 1,70

scrittura ai fini reddituali

Acquisti indeducibili a Diversi 18,30

Merce c/acquisti (valore di costo) 15,00

IVA a credito 3.30


 

Autoconsumo di lavoratori dipendenti e amministratori

In via generale anche i dipendenti del ristorante unitamente agli Amministratori consumano il pasto gratuitamente nell’ambito del ristorante e, nel caso di specie, per il dipendente/Amministratore si tratta di retribuzione in natura non imponibileIRPEF/INPS mentre per l’imprenditore il costo delle materie prime rappresenta un costo deducibile sia ai fini IRPEF che IRAP a titolo di servizio di “mensa del personale” ai sensi dell’art. 95 del Tuir e ai fini IVA l’imposta è detraibile.

L’operazione si configura quale “servizio di mensa” e non necessita pertanto di certificazione.


ASPETTI CONTABILI

Si ipotizzi un consumo pari ad euro 15 per costo materie prime per giorni 20 per 2 persone = euro 600

Scrittura contabile:

Dare – Avere

Costo per mensa (B7) a Merci c/acquisti (B6) 600


 

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10 ottobre 2014

Celeste Vivenzi